Un mare di Guru

Viviamo in un mondo in cui, con un tap sullo smartphone, puoi trovare un webinar per migliorare praticamente ogni aspetto della tua vita. Finanza, alimentazione, fitness, marketing, meditazione: c’è sempre qualcuno pronto a spiegarti “il metodo perfetto” per avere successo.
La cosa mi ha sempre incuriosito. Non perché sia contrario all’apprendimento (anzi, io stesso seguo corsi online per curiosità e lavoro), ma perché ho iniziato a chiedermi: come siamo finiti in questa situazione in cui ci sono più “guru” che persone comuni? E soprattutto, cosa dice di noi questa costante ricerca di soluzioni esterne?

La sete di risposte (e la voglia di scorciatoie)

In un’epoca frenetica, l’idea di avere tutto “immediatamente” ci attrae come una calamita. Quando affrontiamo problemi complessi – in ambito lavorativo o personale – è facile voler cercare soluzioni rapide e precotte.

Perché ascoltiamo chiunque si autoproclami ‘coach’?
Semplice: la paura di sbagliare ci spinge a cercare rassicurazioni. Ci piace l’idea di avere un piano d’azione in 10 step: è una guida semplice, lineare, che ci fa sentire meno soli nell’incertezza.

Io stesso, qualche tempo fa, ho seguito un corso “da guru” che prometteva di aumentare il mio pubblico su Instagram. Alla fine, ho imparato qualcosa di buono, ma ho capito anche che il 90% del contenuto era motivazionale, non tecnico. Quello che mi ha davvero aiutato è stato sperimentare da solo e capire che, dietro i veri miglioramenti, c’è tempo e dedizione.

Il marketing della paura

Il successo di questi “guru” non è un caso. La loro comunicazione si basa spesso sul sottolineare ciò che potresti perdere se non segui i loro consigli. “Rimani indietro”, “non sfrutti il tuo potenziale”, “perdi opportunità di guadagno” – messaggi che colpiscono dritti la nostra ansia di non essere abbastanza.

Un esempio? Pensa a quante volte ti sei sentito dire “Se non segui questo trend, sei tagliato fuori”. Eccolo lì, il marketing della paura: stimola la nostra FOMO (Fear Of Missing Out) e ci spinge a investire tempo e soldi in corsi che, a volte, non fanno altro che ribadirci l’ovvio.

L’illusione del “facile e veloce”

La verità è che non esistono scorciatoie miracolose, soprattutto quando si tratta di abilità profonde o progetti ambiziosi. Lo so bene perché, da designer, mi sono reso conto che nessun tutorial su YouTube può sostituire ore (e ore) di pratica, tentativi ed errori.

  • Cosa offre davvero valore?
    • Contenuti strutturati che partono dalle basi e ti portano ad acquisire una competenza vera.
    • Esempi concreti e casi studio onesti, che non nascondono difficoltà o fallimenti.
    • Uno stile di condivisione trasparente, che non dipinge tutto come “facile e veloce”.

Un mondo (davvero) felice ha meno guru?

Se le persone vivessero in contesti più sereni, forse si sentirebbero meno insicure e non cercherebbero così disperatamente consigli su ogni minimo aspetto della vita. Mi piace immaginare un mondo in cui tutti hanno gli strumenti per esplorare, imparare e mettersi in gioco senza la paura di “rimanere indietro”.

In un mondo più equilibrato, sentiremmo meno la necessità di seguire l’ennesimo corso “rivoluzionario”. Saremmo più propensi a confrontarci con amici, colleghi o community appassionate, sperimentando insieme nuove idee. In altre parole, torneremmo a un apprendimento più “naturale”.

Come distinguere valore da fuffa

Non tutti i contenuti formativi sono inutili: la rivoluzione digitale ci offre la possibilità di imparare quasi qualunque cosa con costi e tempi ridotti. Ma serve spirito critico per distinguere chi condivide valore da chi vende illusione:

  1. Controlla le fonti: Qual è l’esperienza vera di chi propone il corso? Ha casi di successo reali da mostrare?
  2. Domandati: serve a me?: Non farti abbagliare da titoli sensazionalistici: “Guadagna 100k in 3 mesi” non vuol dire nulla se non coincide con i tuoi obiettivi concreti.
  3. Osserva l’approccio: Se ti vengono promessi risultati “garantiti” senza sforzo, è probabile che tu stia ascoltando un guru da marketing selvaggio.

Imparare sì, ma con consapevolezza

Alla fine, la domanda non è “guru sì o guru no”, ma quanto siamo disposti a mettere in dubbio le promesse che ci vengono fatte. L’apprendimento deve rimanere un processo attivo, dove non ci limitiamo a seguire formule, ma testiamo, sbagliamo e cresciamo davvero.

Personalmente, mi emoziona l’idea di un mondo pieno di curiosi, pronti a sperimentare e a condividere ciò che imparano in maniera onesta. Forse è proprio questa la differenza tra un “guru” e un vero mentore: il secondo non ti vende scorciatoie, ma ti accompagna in un percorso fatto di piccole (e grandi) conquiste quotidiane.



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